Portale integrazione migranti
9 ottobre 2019
"Il lavoro non mi piace – non piace a nessuno – ma mi piace quello che c'è nel lavoro: la possibilità di trovare se stessi" (Conrad). Questo è il servizio che – sottolinea Cesare Fumagalli nel contributo inserito nel nono Rapporto della Fondazione Moressa sull'Economia dell'Immigrazione - dovrebbe essere fatto verso le nuove generazioni: metterle in contatto con le loro vocazioni, affinché domani un lavoro non sia un'occupazione qualsiasi.
È proprio sulle prospettive per i giovani in Italia ed in Europa che si focalizza l'edizione 2019 del Rapporto.
Da circa un decennio - è stato sottolineato durante la presentazione del Rapporto - l'Italia è tornata ad essere terra di emigrazione: in dieci anni si sono persi quasi 500 mila italiani (saldo tra partenze e rientri di connazionali).
Considerando le caratteristiche lavorative dei giovani in Italia, la Fondazione Leone Moressa stima che questa "fuga" sia costata 16 miliardi di euro (oltre 1 punto percentuale di Pil). È questo, infatti, il valore aggiunto che i giovani emigrati potrebbero realizzare se occupati nel nostro Paese.
Al tempo stesso, da un decenniol'Italia ha chiuso le porte ai migranti regolari, dimenticando che gli oltre 5 milioni di stranieri residenti oggi in Italia rappresentano una forza vitale per il nostro paese.
Nel 2018 i lavoratori stranieri sono 2,5 milioni, pari al 10,6% degli occupati totali. La ricchezza prodotta da questi lavoratori – stima la Fondazione Moressa - è di crica 139 miliardi di euro, pari al 9% del Pil.
Il contributo economico dell'immigrazione è inoltre dato da oltre 700 mila imprenditori nati all'estero (9,4% del totale) e, a livello fiscale, da 2,3 milioni di contribuenti. Da essi provengono un gettito Irpef di 3,5 miliardi di euro (su un ammontare di 27,4 miliardi di redditi dichiarati) e 13,9 miliardi di contributi previdenziali e assistenziali versati.
Elaborazione Fondazione Leone Moressa