Investor Visa for Italy: una procedura multi-stakeholder, digitale e accelerata.

Mattia Corbetta
Direzione generale per la politica industriale, la competitività e le PMI
Ministero dello sviluppo economico


 

Trascrizione della relazione presentata al convegno/tavola rotonda del 5 dicembre 2017
Le nuove misure di attrazione degli investimenti esteri in Italia: strategie, normativa, procedure e punti di vista.
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Buongiorno, grazie per l’ospitalità riservata anche al Ministero dello sviluppo economico che ho l’onore di rappresentare in questa giornata. Io mi chiamo Mattia Corbetta e lavoro da diversi anni per la Direzione generale per la politica industriale, la competitività e le piccole e medie imprese del MISE. Molta parte dell’esperienza che abbiamo riversato nel decreto interministeriale del 21 luglio del 2017, con il quale sicuramente avete molta confidenza, trattandosi del provvedimento fondante per il nuovo visto per investitori, attinge dall’esperienza maturata negli ultimi degli anni nell’ambito del programma, noto come Italia Start-up Visa, del quale credo avrete già sentito parlare.

Qual è la differenza sostanziale tra questo ed il nuovo visto per investitori che sarà lanciato attraverso l’inaugurazione della piattaforma dedicata il 14 dicembre, alla presenza del Ministro dello sviluppo economico, al MISE, al Salone degli Arazzi? Questo visto rappresenta, al momento, un programma in corso di varo che avverrà, appunto, il 14 dicembre prossimo. Non simbolicamente, ma concretamente, operativamente, in quanto questo varo corrisponderà alla pubblicazione della piattaforma digitale attraverso la quale vogliamo che il candidato non europeo al visto per investitori esprima la propria candidatura.

In questo, riprendendo quanto ho iniziato a dire prima, sta una delle analogie con il programma Italia Start-up Visa. Essenzialmente i due programmi hanno in comune, oltre al ruolo centrale del Ministero dello sviluppo economico, anche l’essere orientati a una logica di semplificazione e digitalizzazione del processo amministrativo, propedeutico all’erogazione del visto. Semplificazione che sta nel dematerializzare il processo e quindi portarlo online. In particolare, dedicare una piattaforma, un sito, un luogo online specificamente rivolto a questa tipologia di procedura. Una semplificazione anche nel senso che il cittadino non europeo si interfaccia con un’unica amministrazione, attraverso proprio la piattaforma, quindi una digitalizzazione del processo. Una centralizzazione nel senso che si ha un unico interlocutore; una accelerazione nel senso che il processo ha un corso di non più di 30 giorni. Infatti, non passeranno più di 30 giorni dalla data della candidatura alla data della risposta, salve eventuali richieste di integrazione da parte del Comitato deputato la valutazione delle candidature. Non passeranno più di 30 giorni prima che il Ministero si esprima o meglio che il Comitato Investor Visa for Italy si esprima sulla liceità o meno della candidatura al visto. Queste sono quindi le analogie con il programma Italia Start-up Visa.

Ovviamente ci sono delle differenze sostanziali tra i due visti: Italia Start-up Visa si inserisce nell’alveo dei visti per lavoro autonomo ed ha la sua base giuridica nell’articolo 26 del Testo unico immigrazione e nel decreto flussi del Presidente del Consiglio dei ministri che annualmente fissa le quote d’ingresso per l’Italia. Il decreto-flussi rappresenta una sotto modalità, una sotto tipologia per l’ottenimento del visto per lavoro autonomo. In particolare, riguarda i cittadini non europei che vogliono avviare una nuova start-up innovativa in Italia come definita dal decreto crescita 2.0 o meglio il decreto-legge 179 del 2012 che, in sintesi, riguarda le imprese nuove e innovative in senso tecnologico. Altre similitudini tra i due visti stanno nel fatto che entrambi i processi sono accelerati, 30 giorni, centralizzati, gratuiti, ovviamente bilingui, nel senso che al cittadino non europeo è data la possibilità di interloquire con noi non solo in italiano, ma anche in inglese, e che si tratta di una procedura dematerializzata.

Le differenze, invece, stanno proprio nella base giuridica che sottende questi distinti programmi. Italia Start-up Visa, dicevo, è essenzialmente una sotto-tipologia del visto per lavoro autonomo, che è un visto tradizionale; il nuovo visto per investitori, invece, è un nuovo visto e rappresenta una nuova fattispecie per l’ingresso di cittadini non europei, o meglio di cittadini di paesi non membri dell’Unione europea, nell’area Schengen ed in Italia. Quindi possono entrare, non per il fatto di essere studenti o per essere impegnati in un programma di ricerca, oppure per ragioni di lavoro autonomo o subordinato, per lavoro stagionale, per il ricongiungimento familiare.

Si crea una nuova fattispecie, una nuova causa abilitante per l’ingresso in Italia che è, appunto, la causa di investire risorse considerevoli nell’economia italiana. Rappresenta una novità dal punto di vista proprio normativo perché introduce un articolo ad hoc nel Testo unico immigrazione, quindi, l’articolo 26 bis, introdotto dalla legge di bilancio nel 2017 e, cosa che mi piace molto sottolineare, prevede un Comitato, Investor Visa for Italy.

Di particolare interesse è che il Ministero degli esteri e il Ministero dell’interno sono a bordo sin dal principio di questa procedura, nel senso che il documento fondativo del visto per investitori (a parte la legge, normativa primaria) cioè il decreto interministeriale 21 luglio 2017, che citavo prima, porta la firma del Ministro dello sviluppo economico e quella dei due Ministri, interno e esteri. Quindi si parte tutti insieme; si parte insieme anche nel senso che il Comitato deputato alla valutazione delle candidature prevede strutturalmente la presenza di questi tre Ministeri e di altre istituzioni che, tutte insieme, possono portare diverse competenze necessarie per una valutazione davvero olistica che tenga conto di tutti gli aspetti, non da ultimo, quelli legati alla sicurezza e, in particolare, alla sicurezza nella sua connotazione finanziaria.

So che prima c’è stato un intervento del Ministero dei beni e attività culturali e il turismo, perché una delle tipologie abilitanti all’ottenimento del visto per investitori è la cosiddetta donazione filantropica, un’espressione in realtà non molto felice utilizzata dal legislatore primario per definire donazioni che riguardano progetti che possono impattare sul benessere della collettività, afferendo ad aree quali l’educazione, la salute, la gestione dell’immigrazione ecc. Poi, per quanto riguarda la valutazione della sicurezza finanziaria, è presente nel Comitato l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, la Guardia di finanza, l’Agenzia delle entrate. Per la valutazione nel merito del business c’è l’ICE e, appunto, il MiBACT ed il MIUR per valutare la tipologia delle donazioni.

Mi piace rivendicare, concludendo questo intervento, un paio di numeri che sono stati conseguiti nel pur non solidissimo, dal punto di vista normativo, percorso di Italia Start-up Visa che è stato avviato nel giugno 2014, alla presenza dell’allora ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi e vedono oggi quindi l’ultimo report trimestrale. Noi alla Direzione generale per la politica industriale del MISE siamo soliti rilasciare ogni 3 mesi dei report, in italiano ed in inglese, per fotografare lo stato d’avanzamento del programma Start-up Visa. Nel corso di questi due anni e mezzo ci sono stati 281 cittadini non europei che si sono candidati per il programma e vengono anche da paesi abbastanza improbabili. Credo che sia interessante il fatto che qualcosa come 36 paesi abbiano dimostrato la volontà, l’interesse a venire in Italia per avviare una start up innovativa, dato che il nostro Paese, secondo i luoghi comuni, non è visto internazionalmente come la Mecca dell’innovazione, come invece magari lo è, nell’immaginario collettivo, la Silicon Valley o Israele.

Non posso che chiudere questo intervento rinnovando l’invito a partecipare all’evento del 14 dicembre, e con l’auspicio che alle metriche che verranno espresse da questo nuovo visto per investitori siano, se non proprio in linea dal punto di vista quantitativo, quelle espresse dal visto start-up, quantomeno dal punto di vista della soddisfazione raccolta da parte di chi ha gestito, ideato questi programmi.

Grazie per l’attenzione, mi metto a disposizione per eventuali domande.