Investimenti esteri: a confronto le politiche dei Paesi UE e le recentissime scelte dell’Italia.

Nicola Lener
Direttore centrale per l’internazionalizzazione del sistema Paese e le autonomie territoriali
Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale


 

Trascrizione della relazione presentata al convegno/tavola rotonda del 5 dicembre 2017
Le nuove misure di attrazione degli investimenti esteri in Italia: strategie, normativa, procedure e punti di vista.
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Ringrazio per l'ospitalità l'Associazione della stampa estera ed il dottor Miele per avermi invitato. Sono qui con molto piacere per parlare della politica di attrazione di investimenti esteri e, appunto, del ruolo della diplomazia nel suo contesto. Ho molto apprezzato le parole franche del dottor Willan su quelli che sono i punti di forza e di debolezza del nostro Paese. Aggiungo che c'è sicuramente un deficit di percezione, un deficit dovuto buona parte a noi stessi. Non lo dico io, ci sono studi a indicare che gli italiani si vedono molto peggio di quanto in realtà siano, di quanto in realtà non siano visti all'estero rispetto ad altri paesi. Penso ad esempio ai tedeschi. Abbiamo partecipato la settimana scorsa all'incontro su innovazione 4.0 a Berlino e, in effetti, è emersa questa differenza nei livelli di autopercezione.

C'è chi dice, mi permetto, che i giornalisti stranieri a volte leggono la stampa italiana che parla male dell'Italia e si limitano a tradurre e quindi esportano all’estero la nostra cattiva percezione. Ma forse non è proprio così, non è soltanto così. In effetti però c'è molto da fare anche per correggere questa autopercezione, promuovendo la consapevolezza di quelli che sono i punti di forza dell'Italia, senza disconoscere quelli che sono i nostri punti di debolezza. Parlando di corruzione, per esempio, c’è una elevatissima percezione che è anche data dal fatto che esiste un'ampia libertà nella pubblicazione di atti di indagine, ed ovviamente questo alimenta una sensazione diffusa di corruzione, magari trascurando il fatto che esistono competenze investigative e giudiziarie elevatissime, strumenti, anche normativi, estremamente avanzati per contrastare il fenomeno e che stanno producendo risultati estremamente interessanti. Vi è quindi un lavoro da fare anche sulla percezione.

Questa che ora vi mostro nelle slide (n. 2), ed immagino che molti di voi già conoscono, è la situazione dell’Italia in fatto di attrazione degli investimenti. Vedete, secondo fonti UNCTAD il flusso di investimenti diretti esteri in ingresso in Italia mostra un trend in crescita: dal 2015 al 2016 siamo passati da di 19 a 29 miliardi, con un salto dal diciassettesimo al tredicesimo posto. Questo invece è il paragone con i paesi UE (n. 3). Vedete, a parte, i risultati estremamente rilevanti per il Regno Unito, dovuti a 3 importanti grosse operazioni. L’Italia comunque non si colloca poi così male rispetto ai peer continentali, considerato questo trend decisamente in crescita. Invece siamo indietro per quanto riguarda il dato dello stock di investimenti esteri rispetto al PIL con un 18,7% (n.4) che probabilmente è dovuto al fatto che l'Italia si è mossa sul fronte dell'attrazione investimenti esteri con un certo ritardo. Quindi, se il trend di flussi che abbiamo visto proseguirà anche in questi anni, lo stock sarà destinato ad aumentare e a riportarsi a un valore analogo a quello dei peer europei.

Questa è una slide che evidenzia quelli che per la maggior parte degli osservatori sono i vantaggi degli investimenti esteri (n. 5): afflusso di capitali, trasferimento tecnologico, la promozione dell'innovazione, la crescita dell'occupazione e della produttività, l’accesso ai mercati esteri, soprattutto quando nei casi di M&A (Mergers and Acquisitions) aziende, magari non necessariamente grandi e poco strutturate, vengono inserite nei canali distributivi delle aziende che diventano partner. Nel rapporto Hogan Lovells 2017 si evidenziano una serie di acquisizioni di aziende con un fatturato compreso tra 50 e 500 mln euro, di cui si mettono in risalto i vantaggi. Vedete nella slide (n. 5) due casi specifici. Uno ha come oggetto un’industria nel settore dell’automotive. L’azienda, essendo stata acquisita, è cresciuta di dimensioni, quindi è cresciuto anche il suo potere contrattuale, è migliorata la reputazione e, naturalmente, ha potuto beneficiare del mercato dell'azienda acquirente con un incremento di margini e di occupazione. Un secondo esempio è nel settore dell'agroalimentare, con risultati analoghi anche sul fronte finanziario.

Questa slide (n. 6) riguarda uno studio di KPMG che ha per oggetto una serie di operazioni realizzate dal 2011 al 2014. Le aziende che sono oggetto di operazioni M&A hanno avuto dei risultati migliori di quelle che invece non hanno avuto queste esperienze, in termini di fatturato, di utili e di produttività. Naturalmente c'è un elemento dimensionale, un salto dimensionale, che molte operazioni M&A consentono di effettuare e dal quale derivano queste conseguenze positive.

La politica italiana di attrazione degli investimenti è stata varata in forma strutturata negli ultimi anni, a partire dal 2013. In questa slide (n.7) c'è una timeline dei principali provvedimenti normativi e dei temi oggetto di riforme. Sono dati, informazioni che tutti conosciamo: il jobs act, quindi riforma del mercato del lavoro; riforma della giustizia, in particolare civile, con riduzione dei tempi di attesa e di durata dei processi; svariate misure/riforme in ambito fiscale; misure nel campo dell’ industria 4.0, sul fronte dell'acquisto di tecnologie innovative, attività che adesso dovrà essere completata da un forte impulso alla formazione. C’è poi la politica dei visti d’ingresso e su questo punto mi soffermerò più avanti. C'è il nuovo ruolo del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, con i vari fondi, aperti alla partecipazione internazionale e c’è una nuova governance nel settore.

La strategia del Governo (n. 8) in ambito di attrazione degli investimenti si articola intorno ad alcune strutture, se così posso dire, che poi sono dei metodi di lavoro perché non comportano risorse umane ad hoc, ma consistono in un modo di lavorare insieme. È la Cabina di regia per l'internazionalizzazione, un foro che mette insieme i principali attori pubblici e privati che decidono dove, su quali settori e quali Paesi puntare risorse per la promozione internazionale del nostro sistema imprenditoriale e per l'attrazione degli investimenti. Una Cabina di regia presieduta dalla Farnesina e dal Ministero dello sviluppo economico, della quale fanno parte altri soggetti pubblici e privati. C'è il MEF, cui fa capo il Gruppo CDP, quindi, tutta la filiera di sostegno finanziario alle aziende, il Ministero dei beni culturali, il Ministero delle politiche agricole, Confindustria e il mondo camerale.

Lo Sblocca Italia, il decreto-legge di settembre2014, ha varato il Piano straordinario per la promozione del made in Italy e per l’attrazione degli investimenti. Un piano straordinario per l'entità delle risorse stanziate: parliamo di oltre 120 milioni addizionali all'anno, per la promozione all'estero e l'attrazione degli investimenti. Il piano prevede per esempio la creazione di alcuni Desk dell'ICE in importanti mercati. La stessa norma ha istituito il Comitato attrazione investimenti esteri che è presieduto dal Ministero dello sviluppo economico e di cui fanno parte vari dicasteri tra cui la Farnesina e la Funzione pubblica, la Conferenza delle Regioni e delle province autonome, ed il cui obiettivo è da un lato quello di formulare proposte di semplificazione normativa e burocratica per rendere il business environment italiano più attrattivo, dall'altro accompagnare i grandi investitori facilitando il loro ingresso nel Paese, fungendo così da “one stop shop”; in particolare nel caso di operazioni particolarmente complesse, per assistere la gestione del rapporto, per esempio, con tutti i soggetti locali che vengono coinvolti in questa materia.

Noi crediamo che la diplomazia in questo contesto possa avere tre ruoli principali: quello di curare il rapporto con gli investitori, in particolare i grandi investitori; quella di promuovere un'immagine aggiornata dell'Italia; e quella di mettere a disposizione una piattaforma istituzionale per aggregare aziende con investitori ed interlocutori finanziari. Perché questo? Perché crediamo che la diplomazia possa avere un ruolo rilevante in questo settore? Perché l'asset della diplomazia italiana, parlo della Farnesina, è la presenza appunto di una rete diplomatico-consolare molto ramificata. Vedete qui i numeri (n. 10). Sempre più stretti i rapporti con la rete degli uffici ICE. Ricordo che quasi la metà degli uffici, ormai, sono dentro le Ambasciate, o i Consolati. I desk ICE di cui ho accennato prima sono 9, presenti nei principali mercati di interesse per l'attrazione degli investimenti e quindi una rete, una presenza molto ramificata in ambito internazionale.

Questa slide (n. 11) che può sembrare molto complessa ha l'obiettivo di tratteggiare, in maniera semplificata, il flusso delle varie attività che, partendo dagli investitori stranieri, interessano da un lato Ambasciate e Consolati e, dall'altro, i desk per l’attrazione degli investimenti dell’ICE. Faccio dei focus nelle successive slide (n. 12, 13, 14) per chiarire meglio. Ecco, vedete gli investitori stranieri, varie tipologie di investitori, ovviamente. Nel caso, in particolare, di investitori istituzionali, approcciano le Ambasciate per avere un quadro sul Paese ed essere, in qualche modo, orientati. Oggi è qui con noi il dott. Simonelli, Presidente della Camera di Commercio di Londra, che sta svolgendo un grandissimo lavoro insieme alla nostra Ambasciata a Londra per svolgere questo tipo di attività, promuove iniziative per contattare o indirizzare gli investitori internazionali in una piazza importante come quella di Londra.

Le Ambasciate ed i Consolati, una volta in contatto con i grandi investitori istituzionali, li indirizzano verso la Farnesina che a sua volta, all'occorrenza, li indirizza presso altre Amministrazioni centrali. Non sono infrequenti le richieste di incontri con il Ministero dell'economia, per esempio, con la stessa Banca centrale per avere un quadro sull’outlook economico del nostro Paese, o con altre Amministrazioni come, per esempio il Ministero dello Sviluppo Economico.

L’ICE con i suoi desk in 9 importanti città, in grandi piazze finanziarie, invece opera per ricercare investitori privati, soprattutto industriali e finanziari e per identificarne le richieste e le offerte; in qualche modo identifica le domande di investimento che vengono indirizzate verso gli uffici indicati nella slide (n. 14). L’ICE, partendo dall’attività di scouting all’estero, sensibilizza il territorio, in particolare gli uffici di attrazione degli investimenti delle Regioni che effettuano una ricognizione sulla presenza di opportunità di investimento nei settori segnalati dagli investitori esteri e anche con Invitalia che, come sapete, accompagna concretamente l’investitore sui territori, fornendo eventualmente anche degli incentivi di carattere economico. Quindi la prima è l’attività di contatto con gli investitori internazionali e il loro instradamento in Italia, la seconda attività è quella di promozione dell'immagine dell'Italia, attraverso una serie di attività, appunto, il roadshow attrazione investimenti, Invest in Italy, previsto dal piano straordinario di attrazione degli investimenti, con una serie di tappe già effettuate nelle piazze finanziarie che vedete nella slide (n. 16). Zurigo è la prossima tappa.

La comunicazione sulle riforme economiche. Anche questa è un’attività importante che noi svolgiamo facendo circolare, attraverso la rete delle Ambasciate e dei Consolati nel mondo, informazioni aggiornate sul quadro macroeconomico italiano e le più recenti riforme del Paese. Pensiamo, ad esempio alla pubblicazione The Narrow Path del Ministero dell'economia e delle finanze per informare sulle riforme adottate da Governo e Parlamento, utili ad informare gli ambienti finanziari e industriali dei mercati esteri. Nomino, inoltre, il progetto, di creazione di mister index/mister ranking italiano, una struttura il cui obiettivo dovrebbe essere quello di tenere i rapporti con enti, banche, società private, associazioni, ONG, organizzazioni internazionali che pubblicano periodicamente ranking internazionali.

Noi abbiamo la consapevolezza che l'Italia sia sottorappresentata in gran parte di questi ranking che vengono redatti spesso con delle metodologie discutibili. Siamo, quindi, attualmente impegnati in questa azione di creazione di una struttura che si relazioni costantemente con questi soggetti per far rilevare le carenze delle rispettive metodologie di costruzione degli indici, quindi, dei vari ranking, e corregga la posizione dell'Italia in queste classifiche internazionali, che possono avere un impatto importante nella percezione del rischio dell'Italia da parte dell’ambiente degli investitori internazionali. Questa è un'attività che il Comitato investimenti esteri sta conducendo su mandato della Cabina di regia per l'internazionalizzazione, assegnato non più tardi di un paio di mesi fa, in occasione dell'ultima riunione presieduta dai Ministri Calenda e Alfano.

Una terza attività consiste nel mettere in contatto aziende italiane alla ricerca di investitori finanziari o industriali in ambito internazionale: si pensi al roadshow di Borsa italiana con tappe in tutto il mondo; al roadshow per la promozione di investimenti in innovazione, realizzati in partenariato anche con soggetti privati e col mondo camerale, per esempio a Londra, Singapore, Hong Kong, Tel-Aviv e Berlino (n. 16). Nella stessa slide abbiamo voluto riprodurre un articolo del Suddeutsche Zeitung relativo appunto all'evento a cui accennavo prima di Berlino della settimana scorsa su innovazione e industria 4.0. “L’Italia che investe in innovazione: un anno fa non lo avrebbe detto nessuno”: in realtà l’Italia investe in innovazione da ben più di un anno fa. Industria 4.0 è un progetto del Governo del 2016, ma in realtà non si investe in innovazione da ieri. È importante farlo in maniera strutturata e farlo con le misure, anche fiscali, importanti previste dal Piano 4.0, ma è soprattutto importante farlo sapere. È questo il punto: noi, probabilmente, siamo molto bravi nel saper fare, ma ancora dobbiamo attrezzarci per far sapere quello che facciamo.

In questa strategia di attrazione degli investimenti si colloca anche una politica dei visti.   Innanzitutto a normativa data, perché ci siamo dati una un obiettivo ambizioso che è quello di passare dall'attuale tempo di rilascio di visto per affari di 72 ore, a quello di 48 ore, quindi due giorni lavorativi. È un risultato che si può senz'altro ottenere con le procedure informatizzate che abbiamo e, soprattutto, anche tenendo conto di tutta una tipologia di soggetti che sono noti, ben noti alle nostre Ambasciate e che possono ottenere visti per affari a ingressi multipli. Quindi visti pluriennali, agevolando, per quanto possibile, le procedure di ingresso in Italia, venendo il meno possibile nei Consolati a chiedere il visto, anche per alleggerire il carico di lavoro dei Consolati. Un imprenditore cosiddetto bona fide non deve venire a chiedere un visto ogni 6 mesi per venire in Italia, ma gli si può rilasciare un visto fino a 5 anni. La normativa consente gli ingressi multipli con la condizione, trattandosi di un visto Schengen, di non poter rimanere nello spazio Schengen più di tre mesi ogni sei.

Le new entry in materia di visti sono: il visto start-up, che è in realtà una parziale new entry perché non è una tipologia nuova di visto, ma è un visto per lavoro autonomo per start-uppers, che prevede delle procedure agevolate di rilascio interamente informatizzate; il visto per investitori che abbiamo presentato alla Farnesina la settimana scorsa con il Ministero dell'interno e con il MIBACT, perché è un visto che prevede non soltanto agevolazioni per importanti investitori che investono un certo ammontare in aziende italiane, ma anche per mecenati che effettuano donazioni a favore di istituzioni culturali e scientifiche ecc. Questo per dire che per attrarre investitori c'è uno sforzo anche sulla normativa per facilitare le procedure e lanciare un messaggio di sensibilità nei confronti di chi vuole venire a investire in Italia.

Anche sulla normativa c’è tanto da fare. Segnalo, ad esempio, una previsione normativa sulla quale riflettere: i colleghi, gli amici giapponesi, ci hanno segnalato il loro imbarazzo nel dover soggiacere alle disposizioni dell’accordo di integrazione che prevede dai loro alti dirigenti la conoscenza della lingua italiana, il superamento di un test, un punteggio. È una procedura che crea delle difficoltà a questa tipologia di richiedenti il permesso di soggiorno. Su questo aspetto, probabilmente, in seno al Comitato attrazione investimenti, bisognerà lavorare, in modo da prevedere, laddove possibile ed eventualmente anche cambiando le norme, uno snellimento per determinate tipologie di stranieri che non presentano rischio migratorio, ma che sono una risorsa per il nostro il nostro Paese.

Credo di aver concluso e vi ringrazio molto.