L’applicazione della legge n. 76/2016 ai cittadini comunitari e stranieri. Prime criticità.
Liliana Palmieri
A distanza di un mese dall’entrata in vigore della legge n. 76/2016, meglio nota all’opinione pubblica come legge Cirinnà, i primi contributi dottrinari e giurisprudenziali fanno emergere diverse criticità che, peraltro, erano già state al centro dell’aspro dibattito parlamentare che ha accompagnato il tortuoso iter della norma.
Com’è noto, la legge 20.5.2016 n. 76, composta di un solo articolo e di ben 69 commi, che non ne rendono affatto agevole la lettura, è strutturata in due parti: la prima (commi 1-35) è dedicata alle unioni civili fra persone dello stesso sesso, e nella panoramica delle competenze dei Servizi Demografici si colloca nell’ambito di operatività dell’ufficiale di stato civile; la seconda (commi 36-69) contiene la disciplina delle convivenze di fatto, che devono essere gestite nell’ambito delle funzioni dell’ufficiale d’anagrafe.
Questa netta ripartizione di competenze risponde ad una logica ben precisa, dato che le unioni civili,...
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