Indagine dell’Acli sulle colf: poche vogliono restare in Italia.
Presentata la ricerca sulle collaboratrici domestiche straniere. «Il sistema non può reggere così per sempre» denuncia il presidente ACLI Andrea Olivero. Solo una collaboratrice su quattro intenzionata a rimanere in Italia. 6 colf su 10 vivono separate dai figli o dal marito. 4 su 10 mandano in Patria almeno la metà di quanto guadagnano. Il 24% è in Italia senza documenti di soggiorno. Il 57% lavora del tutto o in parte in nero. Il 61% concorda col datore di lavoro le irregolarità nei versamenti. Il salario medio è di 880 € mensili. Più della metà (51%) assiste persone anziane e il 17% si prende cura dei bambini. Si sentono membri di famiglia (60%) ma chi vive nella casa in cui presta servizio (33%) lavora fino a 59 ore settimanali e pensa di andare avanti ancora per poco (70%).
Solo una colf su quattro (25%) vuole rimanere in Italia. La maggior parte delle collaboratrici che lavorano nelle case degli Italiani è intenzionata a tornare in Patria o spostarsi altrove, al più presto (28%) o non appena conclusa l’esperienza lavorativa (47%), purché duri solo pochi anni ancora (60%). Sono in particolare coloro che assistono persone non autosufficienti o convivono con la persona assistita, le cosiddette ‘badanti’, a non voler portare avanti il proprio lavoro ancora per molto (69-70%). Del resto, già al momento della partenza, 6 donne su 10 pensavano di venire in Italia soltanto il tempo necessario per risparmiare dei soldi. E’ un futuro dunque incerto quello del welfare italiano ‘fatto in casa’. Lo mostrano le Acli con un’indagine nazionale sui collaboratori e le collaboratrici domestiche presentata oggi a Roma davanti al ministro per le politiche famigliari Rosy Bindi. «Un sistema che non può reggere così per sempre...
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