La violenza domestica

L’ammonimento del Questore. Diritti, responsabilità, poteri e altri strumenti per la prevenzione della violenza di genere

Giovanni Aliquò

Pacini Giuridica Editore
ISBN: 978-88-3379-157-9
Caratteristiche: 2020 • 17x24 cm • 544 pagine

L’AUTORE

Giovanni Aliquò (1961), dirigente superiore t.SFP nella Polizia di Stato. Ha svolto le funzioni di Questore della provincia di Oristano e di Dirigente del Compartimento della Polizia Ferroviaria per la Puglia, Basilicata e Molise in Bari. Ha rappresentato l’Italia presso istituzioni europee e internazionali quale dirigente dell’Ufficio Armi ed esplosivi del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Ha prestato servizio anche nelle province di Torino, Sondrio, Reggio Calabria, Roma, Nuoro. Attualmente presta servizio presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia. Autore di studi sulla sicurezza, il coordinamento e la cooperazione internazionale di polizia tra i quali La polizia amministrativa tra libertà, diritti e prevenzione. Uno strumento da potenziare (2009), Gli eremiti del marciapiede. Senza fissa dimora, autori e vittime di reato. Dati preliminari di una ricerca nella Regione Puglia, ed una review di letteratura (2015), Il Questore, Autorità nel sistema della sicurezza complementare (2015).

 

IL LIBRO

In un periodo in cui la giustizia penale, con farragini e ritardi, mette a nudo i suoi limiti, ecco un testo che approfondisce il tema degli interventi preventivi e cautelari “di polizia” sulle condotte di violenza domestica e di genere. La violenza domestica di Giovanni Aliquò mette a fuoco gli istituti per una tutela anticipata delle vittime e – senza tralasciare di trattare gli aspetti connessi con la diversa fattispecie degli atti persecutori (stalking) - si sofferma ampiamente anche sulle novità introdotte con la legge n. 69/2019 (c.d. Codice rosso) per la prevenzione e il contrasto di ogni forma di violenza di genere, come pure del fenomeno del revenge porn.
La completa analisi dell’istituto dell’ammonimento del Questore per violenza domestica (art. 3 d.lgs. n. 93/2013), mette in luce, in particolare, la latitudine delle opportunità offerte alle vittime per ottenere l’anticipazione e il contenimento, in fase iniziale, dei rischi indotti dalle pericolose manifestazioni di in ambito familiare e delle relazioni affettive.
Da questo speciale punto di vista viene in luce come sia il Questore – di cui si esalta con originalità il ruolo di prevenzione sociale - ad assumere una posizione centrale nella rete dei soggetti chiamati a offrire una più efficace protezione alle vittime.
A questa rete, come l’Autore sottolinea, il legislatore chiama a partecipare tutti i cittadini, garantendo anche l’anonimato all’onesto segnalante che voglia tutelarsi da eventuali ritorsioni. È il Questore, tuttavia, a essere investito di una particolare responsabilità preventiva, non solo in quanto titolare dello strumento amministrativo monitorio ma anche dovendo assumere, specie nei casi dove l’urgenza lo imponga, mirati interventi di sensibilizzazione e supporto per garantire effettività al diritto alla sicurezza dei soggetti vulnerabili (particolarmente le donne, ma anche i minori), quelli che subiscono violenza nel luogo che pure dovrebbe offrire loro la massima protezione: le mura domestiche.
Un diritto alla sicurezza che, nel quadro dei principi della Costituzione, è correttamente individuato come fondamentale diritto di garanzia dei diritti e delle libertà delle vittime, tenendosi conto, nella trattazione, anche dell’evoluzione della giurisprudenza della Corte europea per i diritti dell’uomo (alla luce, in particolare, ai principi espressi nella causa Talpis c. Italia).
L’Autore dedica, poi, un intero capitolo ai diritti di una categoria che si connota per peculiari caratteristiche di vulnerabilità: gli immigrati. Lo studio sul punto, infatti, ha consentito di far emergere gli ulteriori elementi di complessità nell’applicazione degli specifici istituti di prevenzione a tutela delle persone straniere maltrattate.
Di interesse, in questa cornice, la parte in cui, distinguendosi tra gli eccessi di certo multiculturalismo e la doverosa tutela dei diritti in una società multiculturale, si mettono a fuoco le possibilità applicative dell’ammonimento per violenza domestica. Eguale attenzione, tuttavia, è dedicata, anche dalla prospettiva difensiva, per la rimozione degli ostacoli linguistici, in una dichiarata prospettiva di effettività della protezione di tutti gli interessi che devono essere correttamente rappresentati nel procedimento monitoro.
Particolare attenzione è posta al tema del diritto al rilascio del permesso di soggiorno in favore dell’immigrato vittima di maltrattamenti e reati persecutori e all’espulsione dello straniero autore di violenze domestiche. È stata ben vagliata, da questo punto di vista, la giurisprudenza più recente in materia di condizioni ostative al permesso di soggiorno e all’incidenza dell’ammonimento sulla valutazione e motivazione circa l’attuale pericolosità del maltrattante. Un dedicato approfondimento, con eguale attenzione alla giurisprudenza in materia, è toccato anche alla protezione degli stranieri vittime di violenza di genere nel loro Paese d’origine.
Lo studio, che si propone come uno strumento tendenzialmente completo ma “dogmaticamente aperto” per il lavoro quotidiano degli operatori del diritto e della rete dei servizi sociali, pubblici e privati, che operano a sostegno delle vittime di violenza domestica, è dotato di un’appendice normativa che agevola la consultazione dei testi di legge rilevanti.
Il ricco apparato di note, nel quale è compendiata la più recente giurisprudenza e dottrina in materia, potrà consentire agli studiosi un’analisi critica di ampio respiro e di confrontare anche orientamenti ermeneutici non sempre convergenti. Grazie a consistenti indici analitici, è anche facilitata la ricerca degli argomenti di maggiore interesse nonché dei nomi degli Autori e delle altre persone citati nel testo.
Il libro vuole, in definitiva, offrire la chiave per accedere dalla porta principale a una moderna e articolata visione della funzione di prevenzione, illuminando l’importanza dell’attività tipica di raccolta e analisi delle informazioni provenienti dalle componenti dell’Amministrazione della pubblica sicurezza presenti sul territorio. È questo il motivo per cui si indica al lettore il ruolo cruciale ricoperto dall’Autorità di pubblica sicurezza nel mantenere sempre attiva e pronta la rete di protezione costituita da Ufficiali e Agenti di pubblica sicurezza delle Forze di polizia, dai Sindaci, dai Centri antiviolenza, dai Servizi sociali e sanitari, dalla Scuola, dal Volontariato sociale e da ogni altro soggetto istituzionalmente impegnato a partecipare nella sicurezza e nella tutela attiva delle persone maltrattate.
Oltre a mettere in luce le attuali opportunità per una migliore e più rapida protezione delle vittime l’Autore non si sottrare al compito di mettere in luce i punti nei quali l’impianto normativo potrebbe essere oggetto di interventi migliorativi e di chiarificazione sul ruolo degli attori del “sistema di protezione” e sui poteri che agli stessi sono e dovrebbero essere attribuiti per una più effettiva protezione delle vittime.
Nell’adempimento di quanto previsto dall’articolo 5 della legge n. 69/2019 (c.d. Codice rosso), infine, è stato correttamente sottolineato il ruolo centrale svolto dalla formazione: è la leva attraverso la quale mirare al radicamento di una “cultura antiviolenza” per l’affermazione di una professionalità che, nello spirito della Convenzione di Istanbul, dovrebbe accomunare uniformemente tutti. Una formazione che, superando le attuali anguste visioni, riguardi non solo le Autorità, gli ufficiali e gli agenti di pubblica sicurezza, ma tutti gli operatori del diritto e del sociale, in vista di una maggiore consapevolezza istituzionale del valore del coordinamento delle attività e dei servizi da intraprendersi per conseguire l’auspicabile, definitiva eradicazione del triste fenomeno.
Roma, 26 giugno 2020